Decorrenza per quota 100
Riforma pensioni, tutte le misure del decreto 18 gennaio 2019...
quota 100, Opzione Donna, Precoci, addetti a mansioni gravose e usuranti, trattamenti anticipati e di vecchiaia: blocco scatti, finestre di uscita e regole vigenti.
La decorrenza pensione nel 2019 prevede un calendario composito per le diverse casistiche, soprattutto dopo l’approvazione del decreto che contiene le nuove norme di Riforma Pensioni. Ad esempio:
i lavoratori che decidono di andare in pensione con la quota 100, dal momento in cui maturano il diritto aspettano tre o sei mesi, a seconda che siano dipendenti del privato o del settore pubblico;
per l’Opzione Donna resta la precedente regole che prevede un’attesa di 12 o 18 mesi, rispettivamente per dipendenti e autonome; cambiano le regole anche per le pensioni anticipate, che non devono più applicare gli scatti per le aspettative di vita ma hanno una nuova finestra di tre mesi;
restano inalterate le regole per le altre forme di pensione.
Quota 100
=> Come funziona la quota 100
Partiamo con la quota 100, che è fra le principali novità introdotte dal provvedimento approvato giovedì 17 gennaio dal consiglio dei ministri. Come detto, le finestre sono pari a tre o sei mesi, con regole particolari per chi ha già maturato il diritto entro la fine del 2018.
Ricordiamo innanzitutto che ci vogliono 62 anni di età e 38 anni. Chi aveva già questi requisiti entro la fine del 2018 e decide di utilizzare la quota 100, potrà effettivamente andare in pensione il primo aprile 2019, ma solo se è un dipendente del settore privato.
Per il pubblico, i tempi sono più lunghi: la prima finestra è prevista nell’agosto 2019, utilizzabile da chi ha già maturato il diritto alla data di entrata in vigore del decreto (che dipende dal momento della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale). Chi invece matura il requisito nel corso dell’anno, deve aspettare tre mesi se lavora nel privato e sei mesi se lavora nel pubblico.
Esempio: un lavoratore del privato che compie i 62 anni nell’aprile del 2019, potrà andare in pensione dal primo agosto, e così via.
Importante: durante i mesi di finestra temporale fra la maturazione del requisito e la decorrenza della pensione, si può continuare a lavorare. Le dimissioni decorreranno a partire dal momento in cui effettivamente il lavoratore inizia a percepire la pensione (decorrenza).
C’è un’eccezione rappresentata dai dipendenti della Scuola, per i quali la decorrenza della pensione è sempre fissata dal primo settembre (oppure dall’inizio dell’anno accademico). In questo caso, bisogna presentare domanda entro il 28 febbraio 2019.
Pensione anticipata
Pensione anticipata, stop ai cinque mesi in più 7 dicembre 2018
In questo caso, la novità fondamentale è rappresentata dall’eliminazione degli scatti per le aspettative di vita, a partire dal primo gennaio 2019. Quindi, per andare in pensione anticipata, quest’anno ci vogliono 42 anni e dieci mesi per gli uomini e 41 anni e dieci mese per le donne (non si aggiungono i cinque mesi che, in mancanza di questa norma, sarebbero scattati a partire dal 2019).
C’è però anche qui una finestra di tre mesi. I primi assegni sono previsti da aprile 2019. Quindi, chi ha maturato il diritto entro il primo gennaio 2019, potrà andare in pensione dal prossimo mese di aprile.
Opzione Donna
La norma ha ampliato la platea delle lavoratrici aventi diritto all’opzione donna, prevedendo l’accesso a coloro che entro il 31 dicembre 2018 avevano almeno 35 anni di contributi e 58 o 59 anni di età, rispettivamente per le dipendenti o per le autonome. Anche in questo caso, niente scatti legati alle aspettative di vita. Restano invece le precedenti finestre di decorrenza, che sono pari a 12 mesi per le dipendenti e a 18 mesi per le autonome (il riferimento legislativo è l’articolo 12 del dl 78/2010). Quindi, ad esempio, una lavoratrice dipendente che ha maturato il requisito il 15 dicembre 2018, potrà andare in pensione dal primo gennaio 2020. => Opzione Donna: requisiti e richiesta
Lavoratori precoci
Sono i lavoratori che avevano almeno un anno di contributi versati entro il compimento dei 19 anni e appartengono a una delle quattro tipologie previste dalla legge 232/2016, comma 199 (disoccupati che hanno terminato di percepire il sussidio da almeno tre mesi, caregiver, lavoratori con disabilità pari almeno al 74%, lavoratori gravosi). In base al decretone, non applicano gli incrementi legati alle aspettative di vita, quindi anche nel 2019 continuano ad andare in pensione con 41 anni di contributi. C’è una finestra di tre mesi fra la maturazione del requisito e la decorrenza della pensione.
Pensione di vecchiaia
In questo caso non ci sono variazioni rispetto alla precedenti regole. L’età per la pensione di vecchiaia 2019 è pari a 67 anni, ci vogliono almeno 20 anni di contributi, non sono previste finestre (per cui la pensione può decorrere immediatamente dopo la maturazione del diritto).
Altre pensioni
Nessuna novità anche per le restanti categorie di pensioni. Nessuna finestra quindi per i lavoratori usuranti che hanno svolto tali mansioni per almeno sette anni negli ultimi dieci o per la metà della vita lavorativa. Il requisito cambia per dipendenti e autonomi, parte da quota 97,6 e arriva a quota 100,6. Infine, nel caso delle pensioni in totalizzazione, bisogna attendere 18 mesi per la pensione di vecchiaia, e 21 per quella di anzianità (anche qui, non ci sono cambiamenti rispetto alle regole precedenti).
I dipendenti pubblici in procinto di andare in pensione potranno ottenere subito un grosso anticipo di TFR e TFS anche senza optare per la Quota 100.
Grazie al decreto legge che introduce la Quota 100 e blocca i requisiti per la pensione anticipata, i dipendenti pubblici potrebbero percepire cospicui anticipi del TFR e del TFS in tempi molto ristretti, evitando il differimento.
=> Come funziona la quota 100
A commentare la misura, il Ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, che attraverso un tweet ha chiarito la posizione futura degli Statali: Con quota100 diamo ai dipendenti pubblici che vanno in pensione – quotisti e non – subito 30mila euro del loro tfr/tfs. E in fase di conversione vogliamo arrivare fino a 40-45mila euro. Fino all’altro ieri questi lavoratori prendevano la liquidazione dopo uno, due o tre anni.
Per quanto riguarda l’applicazione della Quota 100 nel pubblico impiego, norma che permette di andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi, è sempre il Ministro della PA a ricordare la data di partenzafacendo riferimento al 1 agosto 2019. Sarà necessario presentare la domanda all’amministrazione di appartenenza con un preavviso di sei mesi.
Come sottolineato dal sottosegretario all’economia, Massimo Garavaglia: secondo i dati INPS, l’importo medio pro-capite di TFS è di circa 76mila euro. Pertanto, i 30mila euro rappresentano circa il 40% dell’ammontare complessivamente spettante.
nel Decreto Legge, dichiara Garavaglia, è prevista
una riduzione dell’aliquota media IRPEF di 1,5 punti percentuali per ogni annualità che intercorre tra la cessazione del servizio e l’erogazione dell’indennità [...] da 750 euro per il primo anno di ritardo (fino a 3.750 euro dopo 60 mesi, ndr).
L’agevolazione si applicherebbe sia a chi decide di chiedere un finanziamento in forma di anticipo del TFS sia a chi decide di prendere tutta la liquidazione secondo la tempistica vigente.
Il sottosegretario ha infine confermato che sono allo studio misure per aumentare tale anticipo, ovviamente preservando la sostenibilità del sistema bancario.
Link al documento
La decorrenza pensione nel 2019 prevede un calendario composito per le diverse casistiche, soprattutto dopo l’approvazione del decreto che contiene le nuove norme di Riforma Pensioni. Ad esempio:
i lavoratori che decidono di andare in pensione con la quota 100, dal momento in cui maturano il diritto aspettano tre o sei mesi, a seconda che siano dipendenti del privato o del settore pubblico;
per l’Opzione Donna resta la precedente regole che prevede un’attesa di 12 o 18 mesi, rispettivamente per dipendenti e autonome; cambiano le regole anche per le pensioni anticipate, che non devono più applicare gli scatti per le aspettative di vita ma hanno una nuova finestra di tre mesi;
restano inalterate le regole per le altre forme di pensione.
Quota 100
=> Come funziona la quota 100
Partiamo con la quota 100, che è fra le principali novità introdotte dal provvedimento approvato giovedì 17 gennaio dal consiglio dei ministri. Come detto, le finestre sono pari a tre o sei mesi, con regole particolari per chi ha già maturato il diritto entro la fine del 2018.
Ricordiamo innanzitutto che ci vogliono 62 anni di età e 38 anni. Chi aveva già questi requisiti entro la fine del 2018 e decide di utilizzare la quota 100, potrà effettivamente andare in pensione il primo aprile 2019, ma solo se è un dipendente del settore privato.
Per il pubblico, i tempi sono più lunghi: la prima finestra è prevista nell’agosto 2019, utilizzabile da chi ha già maturato il diritto alla data di entrata in vigore del decreto (che dipende dal momento della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale). Chi invece matura il requisito nel corso dell’anno, deve aspettare tre mesi se lavora nel privato e sei mesi se lavora nel pubblico.
Esempio: un lavoratore del privato che compie i 62 anni nell’aprile del 2019, potrà andare in pensione dal primo agosto, e così via.
Importante: durante i mesi di finestra temporale fra la maturazione del requisito e la decorrenza della pensione, si può continuare a lavorare. Le dimissioni decorreranno a partire dal momento in cui effettivamente il lavoratore inizia a percepire la pensione (decorrenza).
C’è un’eccezione rappresentata dai dipendenti della Scuola, per i quali la decorrenza della pensione è sempre fissata dal primo settembre (oppure dall’inizio dell’anno accademico). In questo caso, bisogna presentare domanda entro il 28 febbraio 2019.
Pensione anticipata
Pensione anticipata, stop ai cinque mesi in più 7 dicembre 2018
In questo caso, la novità fondamentale è rappresentata dall’eliminazione degli scatti per le aspettative di vita, a partire dal primo gennaio 2019. Quindi, per andare in pensione anticipata, quest’anno ci vogliono 42 anni e dieci mesi per gli uomini e 41 anni e dieci mese per le donne (non si aggiungono i cinque mesi che, in mancanza di questa norma, sarebbero scattati a partire dal 2019).
C’è però anche qui una finestra di tre mesi. I primi assegni sono previsti da aprile 2019. Quindi, chi ha maturato il diritto entro il primo gennaio 2019, potrà andare in pensione dal prossimo mese di aprile.
Opzione Donna
La norma ha ampliato la platea delle lavoratrici aventi diritto all’opzione donna, prevedendo l’accesso a coloro che entro il 31 dicembre 2018 avevano almeno 35 anni di contributi e 58 o 59 anni di età, rispettivamente per le dipendenti o per le autonome. Anche in questo caso, niente scatti legati alle aspettative di vita. Restano invece le precedenti finestre di decorrenza, che sono pari a 12 mesi per le dipendenti e a 18 mesi per le autonome (il riferimento legislativo è l’articolo 12 del dl 78/2010). Quindi, ad esempio, una lavoratrice dipendente che ha maturato il requisito il 15 dicembre 2018, potrà andare in pensione dal primo gennaio 2020. => Opzione Donna: requisiti e richiesta
Lavoratori precoci
Sono i lavoratori che avevano almeno un anno di contributi versati entro il compimento dei 19 anni e appartengono a una delle quattro tipologie previste dalla legge 232/2016, comma 199 (disoccupati che hanno terminato di percepire il sussidio da almeno tre mesi, caregiver, lavoratori con disabilità pari almeno al 74%, lavoratori gravosi). In base al decretone, non applicano gli incrementi legati alle aspettative di vita, quindi anche nel 2019 continuano ad andare in pensione con 41 anni di contributi. C’è una finestra di tre mesi fra la maturazione del requisito e la decorrenza della pensione.
Pensione di vecchiaia
In questo caso non ci sono variazioni rispetto alla precedenti regole. L’età per la pensione di vecchiaia 2019 è pari a 67 anni, ci vogliono almeno 20 anni di contributi, non sono previste finestre (per cui la pensione può decorrere immediatamente dopo la maturazione del diritto).
Altre pensioni
Nessuna novità anche per le restanti categorie di pensioni. Nessuna finestra quindi per i lavoratori usuranti che hanno svolto tali mansioni per almeno sette anni negli ultimi dieci o per la metà della vita lavorativa. Il requisito cambia per dipendenti e autonomi, parte da quota 97,6 e arriva a quota 100,6. Infine, nel caso delle pensioni in totalizzazione, bisogna attendere 18 mesi per la pensione di vecchiaia, e 21 per quella di anzianità (anche qui, non ci sono cambiamenti rispetto alle regole precedenti).
I dipendenti pubblici in procinto di andare in pensione potranno ottenere subito un grosso anticipo di TFR e TFS anche senza optare per la Quota 100.
Grazie al decreto legge che introduce la Quota 100 e blocca i requisiti per la pensione anticipata, i dipendenti pubblici potrebbero percepire cospicui anticipi del TFR e del TFS in tempi molto ristretti, evitando il differimento.
=> Come funziona la quota 100
A commentare la misura, il Ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, che attraverso un tweet ha chiarito la posizione futura degli Statali: Con quota100 diamo ai dipendenti pubblici che vanno in pensione – quotisti e non – subito 30mila euro del loro tfr/tfs. E in fase di conversione vogliamo arrivare fino a 40-45mila euro. Fino all’altro ieri questi lavoratori prendevano la liquidazione dopo uno, due o tre anni.
Per quanto riguarda l’applicazione della Quota 100 nel pubblico impiego, norma che permette di andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi, è sempre il Ministro della PA a ricordare la data di partenzafacendo riferimento al 1 agosto 2019. Sarà necessario presentare la domanda all’amministrazione di appartenenza con un preavviso di sei mesi.
Come sottolineato dal sottosegretario all’economia, Massimo Garavaglia: secondo i dati INPS, l’importo medio pro-capite di TFS è di circa 76mila euro. Pertanto, i 30mila euro rappresentano circa il 40% dell’ammontare complessivamente spettante.
nel Decreto Legge, dichiara Garavaglia, è prevista
una riduzione dell’aliquota media IRPEF di 1,5 punti percentuali per ogni annualità che intercorre tra la cessazione del servizio e l’erogazione dell’indennità [...] da 750 euro per il primo anno di ritardo (fino a 3.750 euro dopo 60 mesi, ndr).
L’agevolazione si applicherebbe sia a chi decide di chiedere un finanziamento in forma di anticipo del TFS sia a chi decide di prendere tutta la liquidazione secondo la tempistica vigente.
Il sottosegretario ha infine confermato che sono allo studio misure per aumentare tale anticipo, ovviamente preservando la sostenibilità del sistema bancario.
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